Descrizione
Un po’ di storia…
La piccola chiesa regala l’occasione di ammirare una serie di opere, realizzate da diversi artisti, tra cui diversi affreschi straordinari e una statua in legno dell’Ecce Homo che impreziosisce l’altare.
A metà del Cinquecento, nel punto in cui è situata attualmente la chiesetta, sorgeva una cappella dedicata a San Rocco, in memoria delle vittime di una delle tante epidemie di peste dell’epoca. Nel settembre del 1567 giunse in visita pastorale a Seregno padre Leonetto Clivone, delegato dell’Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo che, osservando le condizioni della chiesetta, ordinò di demolirla e di intervenire anche sull’altare. Così la popolazione locale si diede da fare per sistemare l’edificio.
Nel 1576 la popolazione seregnese fu colpita da un’epidemia di peste. Nell’occasione, Carlo Borromeo si interessò personalmente della sorte dei fedeli, andando ad assistere il lazzaretto in cui si trovavano gli ammalati. I fedeli in sua presenza fecero un voto: ogni anno avrebbero celebrato la festa di San Sebastiano e promisero che avrebbero edificato una chiesa che sarebbe diventata una confraternita dedicata al santo.
Gabrio Bossi si occupò della realizzazione degli affreschi della volta absidale.
Tra il 1579 e il 1582 si realizzò l’aula di fronte all’abside, pur con una copertura momentanea, in attesa della costruzione della volta a botte. Terminati i lavori, nell’oratorio si insediò la confraternita dei Disciplini, per volontà esplicita della popolazione locale, che aveva ottenuto l’approvazione in tal senso da parte di San Carlo.
Nel 1601 si costruì un nuovo campanile, più alto rispetto al precedente.
Nel 1610, invece, si completò la struttura architettonica della chiesa, con la realizzazione della volta.
Tra il 1615 e il 1630 furono aggiunti gli affreschi dell’Adorazione dei Magi sulla parete destra e della Strage degli Innocenti su quella sinistra.
Nella seconda metà del Settecento, le due grandi lunette laterali furono murate. La loro parte interna fu affrescata con due scene che vedevano come protagonista San Carlo Borromeo e che al tempo stesso facevano riferimento alle origini della chiesa: San Carlo visita il lazzaretto di Seregno e San Carlo istituisce la confraternita dei Disciplini.
Nell’Ottocento, l’edificio servì anche da ospedale: accadde in occasione di un’epidemia di colera, ricordata oggi da una lapide collocata davanti all’abside.
I due santi a cui è intitolata la chiesa sono raffigurati nelle vetrate laterali della serliana sulla facciata: risalgono agli anni ’90 del secolo scorso e sono opera di Flavio Vailati, autore anche della croce della vetrata centrale
Gli affreschi
Presbiterio à Sulla volta del presbiterio puoi ammirare i quattro evangelisti dipinti da Gabrio Bossi. Ogni evangelista è affiancato dal rispettivo simbolo: l’aquila per Giovanni; il leone per Marco; il toro per Luca; l’angelo per Matteo.
Sull’intradosso dell’arco di ingresso al presbiterio puoi notare le effigi di San Paolo e San Pietro, entrambi con una Bibbia in mano. I due sono raffigurati secondo la tradizione iconografica: Paolo con in mano una spada, Pietro con le chiavi.
Le quattro lunette absidali raffigurano – secondo l’iconografia classica – i quattro Dottori della Chiesa:
- Sant’Agostino, con un libro aperto in mano e il pastorale (cioè il bastone dall’estremità ricurva utilizzata dai vescovi);
- San Gregorio, con la colomba che gli parla all’orecchio, appoggiata sulla spalla;
- Sant’Ambrogio con il pastorale e la frusta, simbolo della sua lotta contro il male, gli eretici e la corte imperiale che metteva in pericolo la libertà della Chiesa;
- San Gerolamo, con il galero (cioè il cappello prelatizio), l’abito cardinalizio e in mano il libro della Vulgata (uno dei suoi lavori più importanti: fu la prima traduzione completa della Bibbia in lingua latina).
Gli archi della volta sono impreziositi da decorazioni che mostrano riquadri variopinti, teste di cherubini e grottesche (insieme di esseri mostruosi ibridi, decorazioni naturalistiche e geometrie).
All’interno dell’altare in marmo è collocata una statua in legno dell’Ecce Homo: questa è l’espressione con cui Cristo, coronato di spine e flagellato, viene presentato da Pilato nel Vangelo di Giovanni. Uno degli obiettivi più importanti della spiritualità dei Disciplini era proprio la devozione nei confronti della Passione di Cristo. La statua, a grandezza naturale, risalta sull’ancona verde scuro, dove sono rappresentati festoni di frutta, visi di angeli e gli Strumenti della Passione:
- il gallo che canta per il rinnegamento di San Pietro;
- la scala;
- le fruste di saggina;
- il martello;
- la tenaglia;
- la corona di spine.
L’altare è affrescato con un pallio il cui disegno si pensa possa essere ispirato a quello di un pallio in broccato che fu donato nel 1608 da Clemenza Seregni, sorella di quella Deianira di cui ti ho parlato in precedenza.
La parete di fondo dell’abside mostra un’Annunciazione, con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria sopra due panni di colore verde aperti verso i lati, quasi si trattasse di un sipario.
L’aula
L’aula dell’oratorio mostra, accanto ai grandi affreschi delle pareti, le effigi di quattro santi:
- San Martino (soldato romano di stanza a Milano, fu martirizzato per la sua fede cristiana);
- San Vittore (a cui era intitolata la chiesa parrocchiale da cui dipendeva questo oratorio);
- San Galdino (arcivescovo di Milano, città di cui oggi è compatrono; si dedicò alla carità a favore dei poveri e di coloro che finivano in carcere per non aver saldato i propri debiti);
- San Carlo.
Sulla controfacciata, ai lati della finestra, puoi notare due affreschi di profeti dell’Antico Testamento: Isaia e Davide.
Sopra la parte absidale, infine, ecco l’Assunzione della Vergine: Maria ascende al cielo mentre gli apostoli sono assorti in preghiera e in contemplazione. Ad osservare la scena ci sono anche angeli e santi; lo sfondo mostra un paesaggio di boschi e campagna.
Autore dell'oratorio: ignoto
Anno di realizzazione: 1577, in seguito alla peste
Struttura: Si tratta di un edificio ad aula unica rettangolare, realizzato in muratura continua di pietra e laterizio. L’aula voltata a vela con unghiature e la copertura è su capriate lignee con tetto a due falde e manto a coppi di laterizio. La facciata è a capanna con specchiature rientranti; sono presenti un unico portale e una serliana nella posizione centrale. Il campanile sorge sulla destra a fianco del presbiterio.
L’interno non presenta suddivisioni spaziali. Le pareti sono movimentate da una serie di lesene decorate a simulare finte architetture. Nonostante le numerose lacune, gran parte delle superfici interne sono ricoperte da affreschi, i più antichi realizzati da Gabrio Bossi nel presbiterio. Quest’ultimo è a pianta quadrangolare e coperto da una volta a crociera.
Stile architettonico: il disegno del progetto rispettava le norme che Carlo Borromeo aveva definito nelle Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiaticae, testo in cui venivano fornite le indicazioni a cui attenersi per la costruzione e la scelta degli arredi delle chiese dell’epoca
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Ultimo aggiornamento: 13 settembre 2024, 18:33